I nuovi Lep, le critiche della Svimez: “Così si cristallizzano i divari sociali”

Con una certa sorpresa delle opposizioni, nel testo della legge di Bilancio 2026 sono comparsi alcuni articoli che definiscono i Livelli essenziali di prestazioni (Lep) in alcuni ambiti socio assistenziali, ma non tutti. Il provvedimento, ora all’esame del Parlamento, stabilisce che a determinare le risorse necessarie per finanziarli sarà un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (DPCM) — e non una legge dello Stato.
Le opposizioni avevano chiesto già venerdì scorso al presidente del Senato, Ignazio La Russa, di stralciare le norme dai documenti della manovra, ma la richiesta non è stata accolta.
Oggi, durante un’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, la Svimez — un’associazione che studia le condizioni socioeconomiche del Mezzogiorno — ha espresso forti critiche al tentativo di introdurre nella legge di Bilancio parti della legge sull’autonomia differenziata, bocciata un anno fa dalla Corte costituzionale.
Secondo la Svimez, “Lep sociali prevalentemente senza copertura rischiano una cristallizzazione della spesa storica e quindi dei divari di cittadinanza”. L’associazione ha anche ricordato che “la manovra compie passi limitati e al di fuori di un piano organico verso l’attuazione del federalismo fiscale regionale, milestone del PNRR da completare entro aprile 2026”.
In pratica, definire i Livelli essenziali delle prestazioni sociali — cioè i servizi minimi da garantire in modo uniforme su tutto il territorio per assicurare i diritti sociali fondamentali dei cittadini — finanziandoli a parità di risorse e senza stabilire nuovi criteri di riparto di queste risorse (ed è ciò che prevede la Manovra) significa “riproporre il criterio della spesa storica, che tende a perpetuare le disuguaglianze territoriali tra Nord e Sud", conclude la Svimez.
Il contesto politico
Per le opposizioni, l’inserimento dei Lep nella manovra è un modo surrettizio per aggirare la sentenza della Corte costituzionale.La Corte, nel suo giudizio sul disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, aveva ribadito il ruolo centrale del Parlamento sia nella definizione dei Lep sia nell’approvazione delle intese tra Stato e Regioni per la devoluzione di alcune competenze.
Il testo originario del ddl Calderoli affidava infatti al governo una “delega in bianco” sulla materia, che la Corte aveva ritenuto illegittima. Dopo la sentenza, il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli aveva dovuto riscrivere un nuovo ddl di delega al governo che era approdato in Commissione al Senato solo il mese scorso e non è mai stata discusso.
Ora, con la legge di Bilancio, la Lega vorrebbe raggiungere parte di quell’obiettivo: definire i livelli di assistenza attraverso un atto amministrativo, senza passare da una legge del Parlamento e senza nuovi stanziamenti.In fondo il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha già promesso a Matteo Salvini che il disegno di legge Calderoli verrà affrontato subito dopo l’approvazione della manovra.
Rai News 24




